Marie Curie: storia straordinaria della donna Nobel per la fisica e per la chimica

26 Settembre 2017

Quando nella Polonia Russa le donne non potevano studiare arrivò Marie Curie

 

Marie Curie è uno di quei personaggi che forse la penna di uno scrittore non avrebbe potuto creare con altrettanto estro e creatività.

 

Oggi la nostra rubrica “Mille e una Vita” vuole ripercorrere la storia di questa donna e scienziata straordinaria. Vogliamo sfiorare il cammino di qualcuno che spese la sua vita amando la scienza, la sua famiglia e gli altri.

Marie Sklodowska Curie nasce a Varsavia nel 1867. La sua è una famiglia numerosa profondamente cattolica e Marie è la più giovane di cinque figlie.

Marie cresce fra arte e cultura; l’amore per la musica della madre, cantante pianista e insegnante, prematuramente scomparsa, accanto alla cultura e alla passione del padre, insegnante di matematica e fisica.

E anche la giovane Marie condivide con i genitori interessi e passioni. Tanto che, in un periodo in cui nella Polonia russa alle donne era interdetta l’istruzione universitaria, decise di iscriversi alla facoltà di fisica. Si trasferì per questa ragione con la sorella maggiore in Francia, dove intraprese gli studi universitari alla Sorbonne.

Gli anni dell’università furono anni di entusiasmo, scoperte e straordinaria passione per le materie scientifiche, soprattutto matematica e fisica, che approfondiva anche nel poco tempo libero lasciato dall’inteso programma di studi dell’ateneo francese. Ed è a Parigi che Marie incontra il suo destino, conoscendo Pierre Curie, un professore di fisica che nel 1895 diventò suo marito, poco dopo padre delle sue figlie e infaticabile compagno nella ricerca scientifica.

 

La vita per la scienza e con la sua famiglia

Marie Curie ricercatrice
I coniugi Curie

E proprio durante le ricerche e gli esperimenti condotti dai coniugi Curie sulla radioattività, i due scienziati scoprirono l’esistenza di nuovi elementi chimici: il radio e il polonio.

Il contributo di Marie scienziata all’evoluzione della fisica è stato decisivo poiché la donna comprese, per prima, che la radioattività era un fenomeno atomico e contrariamente a quanto era ritenuto fino a quel momento dalla fisica tradizionale, non era l’atomo la particella più piccola della materia.

 

Queste scoperte valsero ai coniugi il Nobel per la fisica, assegnatogli nel 1902, con Becquerel.

 

Pochi anni dopo, nel 1906, Marie subirà la grave quanto improvvisa perdita del marito. La scienziata continuò il loro lavoro di ricerca in laboratorio e di lì poco gli venne proposta e assegnata la cattedra alla Sorbonne che era stata in precedenza di Pierre Curie.

Durante questo periodo le sue ricerche la portarono a isolare il polonio puro e il radio puro e, per questo nuovo traguardo, tornò a ricevere nel 1911 il premio Nobel, questa volta per la chimica. Nello stesso anno, su suggerimento della scienziata, venne stabilita l’unità standard internazionale di radio.

 

La vita avventurosa di Marie Curie, costellata di ricerca e traguardi in campo scientifico, non fu mai orientata a trarre popolarità e benefici economici dai propri studi, quasi a voler proteggere la scienza evitandole la contaminazione dell’interesse materiale.

 

Il fine ultimo della conoscenza, quello di migliorare la qualità e le possibilità di vita, furono i reali obiettivi che la donna e scienziata Marie fece propri fino alla fine.

Nel corso della Prima Guerra Mondiale, Marie fu fortemente impegnata nel soccorrere i soldati feriti, prestando servizio direttamente al fronte.

A lei si deve l’introduzione delle automobili attrezzate con strumentazioni a raggi X. L’eredità intensa accumulata in quegli anni portò alla fondazione nel 1912 dell’Institut du Radium che lei stessa diresse fino al 1932 per poi lasciare la direzione a una delle due figlie. L’organismo oggi Institut Curie è ancora attivo e impegnato in progetti di ricerca per la cura del cancro.

 

Marie Curie lavorò sempre e non smise mai di cercare, indagare e impegnarsi nel raggiungimento di nuovi obiettivi; morì nel 1934 vittima di una patologia legata alla prolungata esposizione alle radiazioni.