Renner ad Art City 2020: tra giovani talenti e fantascientifiche distopie

24 Gennaio 2020

Talento, bellezza, colore, arte: queste le quattro parole chiave che vanno a comporre i punti cardinali della partecipazione di Renner ad Art City 2020. In una Bologna che si riscopre come ogni anno centro focale nel panorama internazionale dell’arte moderna e contemporanea, la multinazionale di Minerbio è presente con due progetti che parlano di presente e di futuro. Con un missione ben chiara: offrire una vetrina alla creatività e dare un supporto a chi produce, appunto, bellezza.

«Restate qui, abbiamo bisogno di voi per coltivare il senso del bello che ha fatto grande la nostra Italia», questo l’appello di Lindo Aldrovandi, amministratore delegato di Renner Italia, lanciato durante l’inaugurazione della mostra relativa alla seconda edizione del Premio Renner per il Contemporaneo, concorso di illustrazione riservato agli artisti con meno di 40 anni che ha visto la partecipazione di oltre 500 giovani disegnatori provenienti da ogni angolo del paese.

Un premio di 10.000 Euro per investire sul futuro

 

Renner ad Art City 2020 - Premio Renner 2019, la mostra presso AtelierSì durante Art City
Alberto Cocchi e Lindo Aldrovandi di Renner Italia insieme al vincitore Daniele Castellano e a Davide Panizza, che si è aggiudicato la Menzione d’Onore

Nato nel 2018 con una prima edizione dedicata al concetto di “azzurro”, il Premio Renner si è immediatamente ritagliato un ruolo di primo piano nel mondo dell’illustrazione italiana. I 10.000 Euro messi in palio per l’opera vincitrice sono in grado di fare davvero la differenza nella carriera di un artista, come ha confermato il riminese Daniele Castellano, che con il suo Prometeo è risultato il più votato dalla giuria della seconda edizione — stavolta il tema era il “rosso” — presieduta dal fumettista Giuseppe Palumbo e composta dalla critica d’arte Ginevra Bria, dalla coordinatrice di Autori di Immagini Stella Di Meo, dal direttore del magazine di cultura visiva Frizzifrizzi Simone Sbarbati, dalla fondatrice di CHEAP Street Poster Art e direttrice artistica del Premio Renner Sara Manfredi e dallo stesso Lindo Aldrovandi.

«In parte li investirò nell’allestimento del nuovo studio e nell’acquisto di un tecnigrafo. Poi mi consentiranno di dedicarmi esclusivamente a un nuovo progetto che avevo in mente da tanto», ha dichiarato Castellano durante l’inaugurazione della mostra, allestita presso il teatro di AtelierSì, dal 23 al 26 gennaio, con le opere dei 42 artisti finalisti, 25 dei quali hanno anche visto le loro illustrazioni affisse come manifesti lungo Via dell’Indipendenza, in pieno centro a Bologna.

Due eventi nell’evento

Renner ad Art City 2020 - Premio Renner 2019, la mostra presso AtelierSì durante Art City

Con il medesimo spirito di sostegno all’arte e alla cultura, Renner ha anche fortemente voluto, all’interno dell’esposizione, due momenti di confronto e di dialogo, oltre che di stimolo per i futuri, nuovi talenti. Il primo è la presentazione di Nomen Omen, serie a fumetti acclamata in tutto il mondo e realizzata da due autori italiani, Marco B Bucci e Jacopo Camagni (l’appuntamento è per venerdì 24 gennaio alle 17,00, sempre presso AtelierSì).

Il secondo è una lectio magistralis del graphic designer Riccardo Falcinelli, autore di uno dei più interessanti libri sul colore: Cromorama. Tema della lezione — che si terrà domenica 26 gennaio alle 14,00 — sarà, ovviamente, il rosso, tra storia, letteratura, psicologia, percezione e tecnologia.

Nicola Toffolini e le distopie tra presente e futuro

Un dialogo — stavolta silenzioso — tra passato e distopie presenti e future è invece quello dell’artista Nicola Toffolini, che durante Art City presenta Un perenne stato del presente fossile, un progetto in cui esposizione e performance si fondono all’interno della Biblioteca dell’Istituto della Scienze del Museo di Palazzo Poggi, in Via Zamboni 33.
Attraverso una serie di disegni e due installazioni, Toffolini instaura una conversazione con gli antichi codici della biblioteca, in un percorso che si snoda avanti e indietro nel tempo, tra un “inafferrabile altrove” e una presenza umana diventata ormai superflua.

Con le installazioni l’artista ha dato la sua interpretazione delle classiche pale d’altare. Come spiega lo stesso Toffolini, si tratta di «un dispositivo che viene dischiuso dall’apertura delle quattro ante, svelando una grande pittura protetta al suo interno in cui l’attrazione di un paesaggio dalla limpidezza vivida, un altrove inafferrabile, è generato da pennellature e stratificazioni di colore».
Colore che non poteva che avere la firma di Renner, che ha fornito le vernici all’acqua utilizzate per dipingere le tavole in legno di rovere.
«Pale d’altare della tradizione nordica trasformate in un oggetto di iperdesign da una struttura tubolare iper contemporanea a cavallo tra l’opera d’arte e l’oggetto di design», così le ha definite Lorenzo Balbi, direttore artistico del MAMbo e curatore della mostra di Toffolini.

Toffolini (a sinistra) si confronta con un tecnico Renner